BLACK 6# recensione / BLACK 6# review…Made In Germany (by Metal.de)

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Review by Mal Gelesen

“Ein wahrlich bemerkenswertes Solodebüt des Italieners CRIS PINZAUTI. Schon das Genre lässt den gemeinen Redakteur in der Flut von durchschreddernden Metalveröffentlichungen aufhorchen, denn es erwartet den Hörer eine fast rein akustische Platte, auf welcher größtenteils mit den klanglichen und perkussiven Möglichkeiten einer klassischen Gitarre gespielt wird. Über dieses Bild erhebt sich die klare Stimme von CRIS PINZAUTI, der man eine gewisse Hard-Rock-Erfahrung deutlich anmerkt und die so in den richtigen Momenten ausbrechen, stets aber auch wieder in gefühlvollere Gefilde abdriften kann.

Ein gewisses Popappeal lässt sich, trotz des Hinweises in der Pressemitteilung, dass es sich hier immer noch um astreinen Rock handele, nicht leugnen. Die Songs gehen fast durchweg gut bis sehr gut ins Ohr, und manche Perle wie “My Black Is Back” macht es sich im Ohrwurmkanal besonders bequem. Erwähnenswert sind ebenfalls noch die teilweise ausufernden, teilweise rasanten Solopassagen, wie im ersten Teil von “The Vampire’s Lullaby”. Das ist Kunst, voilà!

Einzig die kurze Spielzeit und der doch merklich begrenze Klanghorizont lassen diese Platte nach einiger Zeit aus dem Player verschwinden, bescheren dem Hörer jedoch vorher ein sehr kurzweiliges Vergnügen mit zahlreichen potentiellen Hitanwärtern.”

VOTO: 8

 

TRAD.

“Un debutto solista davvero notevole dell’italiano Cris Pinzauti. Già il genere fa drizzare le orecchie al redattore comune in mezzo alla marea di pubblicazioni metal, poiché l’ascoltatore si trova di fronte ad un disco quasi puramente acustico, nel quale la gran parte viene suonata con le possibilità sonore e percussive di una chitarra acustica-folk. Su questa immagine si innalza la chiara voce di Cris Pinzauti, nella quale si nota una certa esperienza hard-rock che nei giusti momenti esce fuori, ma che riesce sempre a virare verso regni più soul.

Non si può negare un certo pop-appeal, nonostante le pubblicazioni della ‘stampa’ affermino che si tratta di un rock puro. Le canzoni arrivano bene anzi benissimo all’orecchio ed alcune perle come “My Black Is Back” sono particolarmente orecchiabili.

Altrettanto da citare sono i passaggi solistici in parte più lenti, in parte più veloci, come nella prima parte di “Vampire’s Lullaby”. Questa è arte, voilá!

Solo la breve durata e l’orizzonte sonoro notevolmente circoscritto lasciano sfumare dopo poco tempo questo disco dal lettore, lasciando prima però un grande piacere all’ascoltatore e risvegliando aspettative in numerosi potenziali ascoltatori.”