LINK review
by LORIS GUALDI
“Dark days are haunting me…
L’esperienza si vede e si sente. Cris Pinzauti, deus ex machina dei Susy Q e Devil’s Mojito, arriva a dare fiato al suo solo project (promosso dalla Red Cat Promotion) virando su marcate impostazione acustiche, in cui voce e sei corde fondono loop ed emozioni ponderate e per certi versi oscure, proprio come suggerisce il titolo del full lenght.
Black, infatti, sembra voler modulare le espressioni melanconiche ed intimiste del suo autore, aiutato, nel dipanarsi delle strutture armoniche, da alcuni interessanti cameo, atti a definire al meglio sfumature già delicate. Un acquarello cupo e dimensionato, in cui eccellono l’uso percussivo delle toniche e i ricami riusciti di una voce avvolgente ed innegabilmente ammaliante.
I giorni oscuri raccontati da Pinzauti sono però ben lontani dalla forma delineata dai Coal Chamber, ergendosi mediante liriche dirette e ragionate, che accolgono l’ascoltatore attraverso otto tracce da cui emerge una straordinaria versione di Wasted Years. La canzone scritta da Adrian Smith mantiene viva la verve iniziata con le venature Police di My Black is Back e l’overture The devil in the closet . La traccia iniziale, infatti, appare sin da subito come una sorta di anthem emotivo da cui l’autore estrae una riuscita ed avvolgente struttura, interposta tra sampler, cantautorato e pure rock.
Il fingerpick veloce anticipa l’aurea Bon Jovi di Down, semplice incrocio tra hard rock e spezie iberiche, e la delicatezza strumentale di The vampire’s Lullaby, separata in due suite, delicatamente sezionate da un sapore narrativo e visionario.
La calda voce dell’artista emerge infine con ardore, grazie al timbro graffiato, tra mefistofeliche risate e venature horrorifiche pronte a con(fondersi) con il marchio espressivo di Forever Yin Forever Yang, la cui ritmica coinvolgente e trainante pare strizzare l’occhio ai musical anni ’70, mediante un curioso gioco di suoni e parole, fiume espressivo pronto a gettarci tra le note dell’abbraccio emotivo di Zombie attack.
Un disco dalle forti influenze d’oltreoceano che, mediante impudenza, freddezza e contraddizioni, colpisce nel segno, lasciando il marchio a fuoco di una derivata divergenza rock.”